Incompatibile con la professione forense l’avvocato condannato per corruzione in atti giudiziari

Pubblicato il 13 aprile 2024 alle ore 07:16

La contestazione degli addebiti non richiede una esposizione minuta, completa e particolareggiata dei fatti oggetto di contestazione, dovendosi dare rilievo, piuttosto, all’iter del procedimento ed alla possibilità che l’incolpato abbia avuto la possibilità di avere conoscenza dell’addebito e di discolparsi.

Peraltro, l’individuazione dei capi di incolpazione può avvenire anche per relationem ad atti di cui il segnalato o incolpato sia certamente in possesso per esserne stato il destinatario, non essendo neppure necessario che l’atto prodromico sia unito al documento o che il suo contenuto sia riportato nel corpo del nuovo atto.

Sempre con la stessa sentenza il CNF ha statuito che, incompatibile con la professione forense, l’avvocato condannato per corruzione in atti giudiziari, con sentenza penale definitiva per un episodio corruttivo tanto grave da entrare nella storia della Repubblica quale esempio paradigmatico di corruttela a varii livelli, lede l’immagine e la dignità dell’intero ceto forense ed è totalmente incompatibile con il giuramento e l’impegno solenne di cui all’art. 8 Legge n. 247/2012, sicché non può che portare all’applicazione della sanzione disciplinare più grave per l’assoluta violazione dei principi di lealtà, probità, dignità, decoro e diligenza

(Nel caso di specie, il professionista era stato condannato per corruzione in atti giudiziari in concorso con magistrati ed appartenenti ad uffici giudiziari, con amplissima eco mediatica ed allarme sociale. In applicazione del principio di cui in massima, il CNF ha ritenuto congrua la sanzione disciplinare della radiazione).
Consiglio Nazionale Forense (Pres. f.f. Corona, Rel. Germanà Tascona), Sentenza n. 26 del 23 febbraio 2024.

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.