Richiedenti asilo e decreto 'paesi sicuri': il Tribunale di Bologna propone un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE

Pubblicato il 4 novembre 2024 alle ore 07:11

TRIBUNALE BOLOGNA Sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione cittadini UE.

Con provvedimento in data 25.10.2024, il Tribunale di Bologna ha disposto il RINVIO PREGIUDIZIALE alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea ai sensi dell'art. 267 T.F.U.E. sui parametri da considerare per definire un paese come sicuro ai fini della procedura di riconoscimento della protezione internazionale e sui rapporti di ordinamento nazionale diritto europeo.

In particolare, trattasi di due questioni riguardanti la individuazione delle condizioni sostanziali che consentono la designazione di un paese di origine come ‘sicuro’, alla luce del d.l. 23 ottobre 2024, n. 158 (cd. ‘d.l. Paesi sicuri’).

Il Tribunale di Bologna è stato chiamato a pronunciarsi su un ricorso presentato da un cittadino del Bangladesh, richiedente asilo, contro la decisione della Commissione territoriale di Bologna che, al termine di una procedura accelerata, aveva respinto la sua domanda di protezione internazionale considerandola manifestamente infondata. Tale giudizio si basava sia sul fatto che il Bangladesh è considerato un paese d’origine sicuro, sia sulla mancata presentazione di motivi specifici che giustificassero una valutazione diversa per la particolare situazione del richiedente.

Tuttavia, secondo il Tribunale, sussistono le condizioni per sottoporre la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con un rinvio pregiudiziale. È infatti necessario risolvere alcuni contrasti interpretativi presenti nell’ordinamento italiano, riguardanti la Direttiva 2013/32/UE e, in senso più ampio, il rapporto tra il diritto dell’Unione Europea e il diritto nazionale.

Queste divergenze, sia in tema di protezione internazionale sia per quanto riguarda la gerarchia delle fonti normative, sono state esplicitamente affrontate nel decreto legge del 23 ottobre 2024.

Per il Tribunale, dunque, esiste un interesse generale a ottenere un chiarimento dalla Corte di Giustizia, finalizzato a garantire un’applicazione uniforme del diritto dell’Unione.

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